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L'occasione che salva

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L'occasione che salva
 

Quel giorno, per essere un lunedì sul finire di aprile, faceva piuttosto caldo.
 

Sopra la canottiera indossavo soltanto una sottile camicia bianca. E ai piedi, delle scarpe alte elegantemente terribili che, di lì a poco, mi avrebbero causato parecchi problemi. Il viaggio in treno verso Milano con Alessandro, un mio amico più grande che frequentava già l'università ed aveva studiato nel mio stesso liceo, era stato molto divertente e già mi pregustavo il pomeriggio con lui...che senz'altro lo sarebbe stato di più. Alessandro mi era stato particolarmente vicino in un mio recente periodo di angosce sentimentali e trovavo rilassante scherzare con lui, specie prendendo in giro le mie angosce stesse. L'autoironia è l'unica via di fuga dal dolore...
 

In ogni caso, l'ultimo pensiero che mi sfiorava era proprio il ragazzo che Michela aveva detto di volermi presentare quel giorno, cosa su cui insisteva da settimane.
 

Una persona che onestamente mi era stata dipinta come un po' farfallona, allegra ma ora depressa da una relazione finita tragicamente. Dimenticavo. E somigliante a Tom Welling, alias Clark Kent.
 

Per inciso, io dietro quell'attore ho sempre sbavato copiosamente, quindi si potrebbe dire che l'unica cosa che mi incuriosiva era verificare se fosse effettivamente un suo sosia, questo ragazzo misterioso.
 

Per questo, quando io e Michela entrammo in uno dei bar per studenti della Statale, il mio primo pensiero di fronte al ragazzo che alzò lo sguardo al nostro arrivo come fosse stato appena destato, fu: "Carino...MA NON SOMIGLIA AFFATTO A CLARK KENT!!"
 

E da lì ebbe inizio tutto.
 

Quando ci sedemmo tutti e tre al tavolo intenti a fare colazione io ero un po' sulla difensiva, e mi limitavo ad osservare con attenzione. Michela aveva un look molto più casual del mio, così come Claudio e ciò mi metteva vagamente in imbarazzo.
 

"Eppure me l'aveva detto lei di vestirmi elegante!" pensai.
 

Risentita, continuai a guardarli.
 

Michela sfogliava il libro di diritto privato e parlava a ruota libera di argomenti a me oscuri, mentre Claudio (questo era il suo nome) annuiva con aria assorta.
 

Era carino veramente.
 

I capelli li aveva neri e corti ma folti, che incorniciavano un viso molto fine. I suoi grandi occhi neri avevano uno sguardo serio ma dolce e la sua gestualità particolare gli conferiva un'aria da creatura d'altri tempi. Senza contare l'incredibile statura e il fisico atletico.
 

Però non sono mai stata una che si fa impressionare dalla bellezza esteriore, infatti il ragazzo che mi aveva spezzato il cuore mesi prima non era certo uno che faceva voltare le donne per strada.
 

Ma questo ragazzo superò qualsiasi mia aspettativa, perché mentre ero ancora intenta a rimuginare sulla mia paura degli uomini, mi coinvolse nel discorso cominciando a fare una battuta dietro l'altra.
 

E lì accadde qualcosa di inaspettato: per non so quale motivo di feeling, avevo la battuta pronta anch'io...
 

Da lì partì un botta e risposta molto divertente che si protrasse finchè non fummo in aula.
 

Ancora un po' frastornata decisi di aprire il mitico "Lineamenti di Matematica vol.G, analisi infinitesimale ecc ecc" e attaccare col ripasso. Mi vergogno un po' a dirlo, ma fu proprio tra un epsilon e l'altro che mi accorsi della bellezza del ragazzo che avevo accanto, così intento a disegnare grafici astrusi sul suo quaderno.
 

Ma appena riuscivo a concentrarmi Claudio mi rubava il libro e lo passava alle sue compagne, o mi smontava la penna per poi rimontarla come fosse un microchip complicatissimo, o se ne usciva con frasi tipo: "Ma ti sembra seria una materia che parla di un intorno di infinito?" et similia.
 

Dopo le lezioni andammo a mangiare alla "mensa sovietica", come la chiamava lui, e mi ridussi ad ingozzarmi di yogurt perché il cibo era qualcosa di immangiabile.
 

Di certo feci più di una figuraccia perché quel ricordo è pervaso da una leggera sensazione di imbarazzo...
 

Dopo aver pranzato ci dirigemmo verso Città Studi -dove aveva lezione anche Alessandro- perché Michela aveva qualcosa da fare là.
 

Ricordo solo vagamente di cosa avessimo parlato ma la cosa certa è che Claudio continuava a prendermi in giro per i miei interventi sciocchi...
 

Ma dopotutto mi era simpatico. Sembrava una persona franca, di quelle che ti dicono le cose come stanno, senza mezzi termini. E io ne avevo abbastanza delle persone ambigue e false che mi avevano ferito così tante volte.
 

Tornando al discorso, una volta arrivati, mi trovai di fronte a un piccolo bivio.
 

Raramente me ne rendo conto, ma quella volta ebbi quasi la sensazione che qualcuno mi dicesse cosa dovevo fare. In sostanza, dovevo decidere se restare in università con Alessandro e passare con lui un pomeriggio all'insegna della risata oppure seguire il bel misterioso che si era offerto di accompagnarmi in giro per la città.
 

Una minuscola vocina mi suggerì che non è bene uscire da sola con gli sconosciuti, ma era un'argomentazione davvero poco convincente.
 

Fu così che scelsi la scatola chiusa.
 

Mentre passeggiavo per Milano con Claudio avevo davvero lo stato d'animo di chi sta pescando nell'urna un numero a caso. Non nutrivo particolari speranze o timori, perché in quel momento la mia attenzione era completamente concentrata sul mio interlocutore.
 

Nella frescura di un cortile universitario, ci immergemmo in una conversazione che non avrei mai creduto di poter sostenere con qualcuno.
 

Emersero molti lati della personalità di Claudio.
 

Un'intelligenza e una cultura non comuni e soprattutto un'immensa profondità, di cui mi innamorai senza rendermene conto. Parlare con lui era come affacciarsi a una finestra che dava su uno spazio infinito, pieno di sogni, speranze, pensieri, dolore.
 

E io desideravo solo potermi immergere in questa immensità leopardiana che mi attirava e mi spaventava così tanto al tempo stesso.
 

Non avevo mai provato una sensazione simile parlando con qualcuno. Claudio mi aprì un lembo del suo cuore e mi confidò alcune cose che lo angosciavano e che poco tempo prima lo avevano spinto a prendere in considerazione l'eventualità di farla finita.
 

Sentii una fitta al cuore e gli confessai che dopo poche ore che lo conoscevo già mi veniva da pensare: "Meno male che non l'hai fatto!".
 

Lui sorrise assorto. L'atmosfera era così raccolta, sembrava un sogno.
 

Mentre tornavo a casa con Alessandro riflettevo sulla promessa di Claudio di venire a trovare me e Michela nella nostra città il sabato successivo.
 

"In sei mesi che lo conosco non è mai venuto a trovarmi una sola volta, secondo te perché adesso sì?" mi diceva Michela.
 

Ma il mio pessimismo da cuore incerottato mi impediva di sognare troppo.
 

Durante la settimana , o meglio, i quattro giorni che seguirono, collezionai una quantità spropositata di consigli, avvertimenti ed auguri da parte di compagni di classe e amici, e Claudio mi mandò parecchi messaggi, di tutti i tipi, dal paranoico al comico. Alcuni lasciavano trasparire la sua voglia di rivedermi, che io non credevo possibile.
 

Il venerdì, però -orrore!- pioveva a catinelle.
 

Andai nel panico:ero convinta che se l'appuntamento di sabato fosse sfumato non l'avrei più rivisto.
 

Per tranquillizzarmi gli mandai un messaggio in cui gli chiedevo se la pioggia gli avrebbe impedito di venire a trovarmi La sua risposta mi arrivò diverse ore dopo ma fu così bella e confortante che il mio grido di gioia risuonò per tutto il laboratorio di chimica: "Certo che verrò! Come potrei mai privarmi della tua piacevolissima compagnia?"
 

Stavo cominciando a sperarci...
 

Il mattino successivo Michela venne a prendermi di buon'ora e parecchio tempo dopo dovettimo correre a recuperare Claudio e il suo amico Walter che si erano persi. Non nego che all'inizio interpretai la presenza di un terzo come un brutto segno per me. Ma poi mi ricredetti, fortunatamente.
 

Ricordo di aver camminato parecchio accanto a Claudio: mi venivano i complessi perché lui mi parlava sempre di scrittori-filosofi-musicisti che non avevo mai sentito nominare e avevo paura di sembrare ignorante. Col senno di poi, so che un rapporto vero non tiene conto di queste cose.
 

Ad un certo punto Michela e Walter ci lasciarono soli per darsi al ping pong, così Claudio mi invitò al cinema con lui martedì sera. Accettai sorpresa e felice poco prima che gli altri tornassero. Anche se temevo il bidone...
 

Con mia somma gioia, i due forestieri decisero di fermarsi anche la sera, al nostro bar preferito.
 

Nella penombra del locale i nostri discorsi e i nostri sguardi si fecero intensi...anche se intervallati dalle mie solite gaffe...e da qualche sbirciata alla mia mini da parte di Claudio!
 

Walter aveva già mangiato la foglia e ogni tanto mi strizzava l'occhio con complicità...nonostante gli avessi rovesciato inavvertitamente una Caipiroska addosso!
 

Comunque, Claudio mi parlava vicinissimo, e il suo buon profumo mi avvolgeva.
 

Lo guardavo molto presa, mentre lui mi spiegava perché si riconosceva nel "Chimico" cantato da De Andrè. Questo chimico aveva trascorso la vita da solo a fare esperimenti senza mai conoscere l'amore, poi era morto in un'esplosione dovuta a un suo calcolo sbagliato.
 

"Solo la morte mi ha portato in collina...senza un volto di donna da dover ricordare..." mi cantò sottovoce.
 

"Sei un cuore solitario, allora..." gli dissi con un sorriso sornione
 

"Diciamo di sì, un sognatore" rispose assorto
 

"Aspetti la donna della tua vita?" incalzai io
 

"Non esageriamo...aspetto l'occasione che salva".
 

A quel punto ci guardammo a lungo negli occhi senza proferire motto, finchè lui non esordì con un: "Ma ricaricalo 'sto cellulare, così possiamo sentirci!"
 

Confesso che in quegli interminabili istanti ho pensato fra me e me che avrei voluto essere io la sua "occasione che salva".
 

In quel momento mi sono resa conto di essere innamorata di lui.
 

Certo, il sentimento era ancora allo stadio embrionale...
 

Il giorno successivo mi mandò un messaggio in cui mi diceva che era da tempo che non trascorreva una giornata così bella. Non avevo credito per rispondere, ma ne fui comunque molto felice. Mi chiedo come io abbia fatto a preparare il compito di matematica, quel pomeriggio.
 

Di martedì ero carica come una molla e la pioggia mi faceva sorridere, ricordandomi di quanto me ne fossi disperata il venerdì precedente.
 

Tuttavia avevo il mal di pancia per la tensione. Cominciavo a realizzare che tra noi forse sarebbe potuto davvero nascere qualcosa.
 

Risposi alle telefonate e ai messaggi di incoraggiamento delle amiche ancora incredule e quando mi arrivò lo squillo di Claudio corsi al portone.
 

Prima di aprirlo, respirai profondamente.
 

Corsi verso la sua Punto e saltai su con un sorriso smagliante. Lui aveva l'aria da viaggiatore, con la cartina in mano, l'auricolare e un modo di fare serio e composto.
 

Dovettimo girare parecchio prima di trovare una pizzeria decente aperta, e alla fine ripiegammo per la "Napoli". Una volta dentro, continuavamo a ridacchiare. Anche al bar dove c'eravamo rintanati prima che iniziasse il film, le nostre discussioni erano abbastanza allegre. Mi pare avessimo parlato delle nostre passioni, degli amori passati e tra un discorso e l'altro Claudio mi disse che sarebbe tornato a trovarmi il venerdì.
 

Quanto al film, non avevamo molta scelta: polpettone americano psicotragico oppure il film storico -e, ovviamente, cruento- "Luther". Scegliemmo all'unanimità il secondo. Così come l'ultima fila.
 

Ero parecchio tesa, e sospiravo.
 

Claudio scambiò i miei sospiri per sbuffi annoiati e cominciò a prendere in giro me e i personaggi del film, che voleva essere drammatico. In teoria.
 

Andammo avanti così per quasi due ore, ma mentre giocavamo a darci dei colpetti sulle mani a vicenda, ci capitò di fermarci nello stesso istante.
 

Lui mi prese la mano, intrecciando le sue dita con le mie.
 

Mi sentii come se il mio cuore in quel momento fosse stato abbracciato in una stretta fortissima.
 

Tremavo tutta e avevo il batticuore. A quel punto, lui mi baciò la mano e io sentii un moto di commozione...e, giuro che non ricordo assolutamente perché né quando, poco dopo ci stavamo baciando appassionatamente.
 

Sentivo che lui mi accarezzava il viso e i capelli...stavo perdendo la testa... Nonostante non l'avessi mai fatto in vita mia, mi ritrovai fra le sue braccia con un trasporto che non credevo di poter avere...i nostri baci erano delicati e leggeri ma febbrili come quelli di due amanti che si vedono per l'ultima volta. O la prima...
 

Ricordo che dopo che si sono accese le luci - e noi siamo rimasti a fissarci con una scherzosa aria innocente - mi sono aggrappata a lui perché volevo sentire forte la sua presenza accanto a me. L'emozione di quel momento si era impressa a fuoco in me.
 

Il ritorno a casa è stato molto dolce, perché lui era euforico e ogni tre passi mi abbracciava e mi baciava contento.
 

Io cominciavo a realizzare di aver intrapreso una bella avventura e mi chiedevo cosa mai mi avrebbe riservato il futuro.
 

You were everything, everything that I wanted

We were meant to be, supposed to be, but we lost it

All of the memories, so close to me, just fade away

All this time you were pretending

So much for my happy ending (Avril Lavigne)



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Kommentare zu diesem Kapitel (4)

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Bitte keine Beleidigungen oder Flames! Falls Ihr Kritik habt, formuliert sie bitte konstruktiv.
Von: abgemeldet
2008-06-14T20:07:26+00:00 14.06.2008 22:07
sto imparando l'italiano, e la tua storia mi piace molto ^^
Von:  Crea
2006-02-08T14:43:03+00:00 08.02.2006 15:43
super story...wenn ich sie verstehen würde..*italienisch lernen geht*^^
Von:  Himitsu-chan
2006-01-16T14:37:53+00:00 16.01.2006 15:37
um was gehts hier überhaupt?oO
ich denke ma es war gut^^
naja irgenwas musste ich ja schreiben
Von: abgemeldet
2006-01-07T19:07:01+00:00 07.01.2006 20:07
ciao,
la tu storia mi e piaciuta, solo che e raccontata un po noiosa. Forse se porti piu sentimenti nella storia!
In tutto peró mi piace ... ^^


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